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Immagine del redattoreErica

Rapido scorre il Rabbi

Aggiornamento: 20 set 2018

A spasso nel Parco delle Foreste Casentinesi tra acque limpide, foreste verdi e bianche dorsali.


La cascata della sega a Premilcuore

Per un bagno in Romagna, preferisco al mare, la montagna.

Da buon pesce di acqua dolce il mio obiettivo è quello di tuffarmi nelle pozze verde-azzurre del fiume Rabbi. Oggi sono di umore pigro e vorrei rilassarmi tutto il giorno a mollo. Ma Massimo sostiene che ci sia più gusto a immergersi nelle acque fresche dopo una bella cavalcata sui monti. In buona sostanza prima si fatica e poi ci si ritempra.


Il nostro itinerario si sviluppa nella porzione nord orientale del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e ha come partenza il paese di Premilcuore, dove c’è anche una delle sedi del parco, che visiteremo nel tardo pomeriggio.

Siamo accompagnati per tutta la prima parte del tragitto da un maestoso airone, lo incontriamo la prima volta alla Cascata della Sega, intento a pescare nell’acqua. Assieme a noi risalirà il Rabbi: lo ritroveremo poco sopra la Grotta Urlante, luogo in cui il fiume scava nella roccia marnosa un canyon che si apre con cascata in un’ampia pozza.

A ca’ Petriccio, dove il sentiero inizia a salire, decidiamo con una breve consultazione il da farsi. Le previsioni meteo danno pioggia nel pomeriggio e i sentieri di questo tipo potrebbero diventare assai scivolosi. Che fare?


Secondo la meteorologia popolare il fiore della cicoria è suscettibile al mal tempo e segnalerebbe la pioggia, chiudendosi 6 ore prima del suo arrivo.


Se così fosse non dovremmo avere problemi a terminare l’escursione, dato che fiori di cicoria ne abbiamo visti tanti e tutti aperti. Spinti dalla mia voglia di testare questa credenza, e da quella di esplorare il territorio di Massimo, decidiamo di proseguire, di buon passo in maniera da non prolungare troppo i tempi.

Saliamo un bosco deciduo con prevalenza di carpini frammisto ad abetaie, che sembrano soffrire non poco l’innalzamento delle temperature degli ultimi anni.

Arrivati in cima, o quasi, al Monte della Fratta ci troviamo a camminare lungo una strada forestale, le nuvole basse offuscano un po’ l’ampio panorama sull’Appenino Forlivese.

Il sentiero piega ora verso Nord in direzione del Monte Tiravento.


A questo punto ci pare chiaro l’etimologia del toponimo: davanti ai nostri occhi una lunga e spoglia dorsale di arenaria che si estende per circa un chilometro tra saliscendi.


In cima al Tiravento

Un paesaggio lunare reso ancora più particolare dai cumuli di nuvole che vi si ammassano sopra. Inizio a dubitare della predizione della cicoria. Per fortuna mappa e paline ci confortano, Premilcuore è ormai abbastanza vicino.

Seguiamo il sentiero per il Monte Arsiccio e finalmente Inizia la discesa, facciamo a tempo ad infilarci nel bosco prima che inizi a piovere, ed effettivamente i miei dubbi diventano certezze, il terreno marnoso diventa sciolina e non c’è grip che tenga.

Poco sopra il paese riemergiamo dal bosco, nel contempo smette di piovere e il sole fa anche un timido accenno.

Guardo Massimo con le pupille dilatate, tipo gatto con gli stivali di Shrek, in attesa di un cenno di assenso. 3, 2, 1 sono già in costume, adrenalina a mille pronta a lanciarmi dal masso più basso (circa 3 metri, perché sono una fifona) della Cascata della Sega. L’acqua fredda mi rigenera in un istante. Ma nel frattempo il cielo si riifà minaccioso. Un solo tuffo ancora e poi ce ne andiamo, lo prometto.



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